Terra

Un “mare” ben diverso da quello a cui mi ero abituato in questi mesi compariva stamattina fuori dalla mia finestra. Diverso il colore, diversa la forma delle onde, diversa la capacità di fluttuare, ma non la sua indifferenza nei confronti del marinaio, che deve comunque attraversarlo con molto rispetto.

Ma oggi è tempo di consuntivi.

I numeri della quarta e ultima tratta sono:
Brindisi – Monopoli: 10 ore (10 motore -1787), 38 nm, circa 75 l. nel serbatoio alla partenza
Monopoli – Trani: 10 ore (4 motore – 1791), 45 nm
Trani – Vieste: 10 ore (9 motore – 1800), 38 nm
Vieste – Rodi Garganico: 4 ore (2 motore), 16 nm
Rodi Garganico – Termoli: 10 ore (9 motore – 1811), 41 nm, Carburante 44 l. aggiunti = oltre 70 l.
Termoli – Ortona: 10 ore (8 motore – 1819), 35 nm
Ortona – Pescara: 3 ore (3 motore – 1822), 11 nm
Pescara – San Benedetto Del Tronto: 8 ore (8 motore – 1830), 34 nm
San Benedetto Del Tronto – Ancona: 10 ore (10 motore – 1834), 47 nm
Ancona – Fano: 8 ore (7 motore – 1847), 25 nm
Fano: Rimini: 12 ore (2 motore – 1849), 25 nm
Rimini: (1 ora motore)
Rimini – Ravenna: 7 ore (6 motore – 1856), 28 nm, Carburante 33 l. compresi i 9 nella tanichetta.

I totali della tratta da Brindisi a Ravenna sono dunque: 383 miglia, con 92 ore motore, con 95 litri di gasolio (sempre 1 litro all’ora, anche con il motore nuovo, a una velocità di crociera di 4-5 nodi, quindi).

In questi mesi, in questa circumnavigazione di gran parte dell’Italia con Moma, da Santa Teresa di Gallura a Ravenna, ho navigato perciò per circa 1197 miglia di percorso, consumando 235 litri di gasolio in 239 ore di motore (100 col vecchio e 139 col nuovo – troppo, ma in fondo era un trasferimento), in 36 giorni effettivi di navigazione nel periodo dal 9 maggio al 23 settembre.
Circa una metà da solo e l’altra in compagnia di cinque splendide persone, che ringrazio moltissimo (in particolare Antonella, che mi ha aiutato a uscire dalla depressione post trauma).

Un grazie anche, naturalmente, ai tanti che mi hanno aiutato nelle difficoltà e nel quotidiano (Giuseppe, Franco, Roberto, Giovanni, Lucio, Antonella I., Carla e tutti quelli di cui non ricordo i nomi).

Gli inconvenienti tecnici/meccanici e gli errori di comportamento sono stati tanti (troppi), ma alla fine Moma ed io ce la siamo cavata.
Di certo il punto debole della coppia non è la barca, semmai il marinaio, ma ci sono possibilità e prospettive di miglioramento di ambedue.

Nell’inverno vorrei sistemare tanti piccoli problemini, fondamentali per una buona vita a bordo, rivedere e riportare a nuovo tante manovre usurate, installare strumenti non ancora attivi, etc.
Vorrei che la primavera ci trovasse pronti tecnicamente, fisicamente e psicologicamente a ripartire.

Quando l’anno scorso cercavo una barca da acquistare, pensavo di troverne una facile da portare in solitaria. Alla fine ho scelto Moma che facile non lo è per niente, con tutte queste manovre a piede d’albero, questo comportamento nervoso del timone, la complicazione di un piano velico così articolato, etc.. Ma la barca è solida, capace di affrontare ogni mare, perdonando gli errori umani con la sua stabilità.
Ci possiamo intendere, in fondo.

Al marinaio, invece, occorre senz’altro più preparazione e allenamento ad affrontare le manovre. Pian piano ci arriveremo.
Ma questo farà parte di un’altro libro della saga.

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