Othonoi

Salpo alle 8,30 circa da Erikoussa e mi dirigo su Othonoi. Son solo 8-9 miglia.

C’è un po’ d’arietta da Est, Sud-Est e posso andare di solo genova, senza fare nessuna fatica, con un andatura di lasco. C’è ancora onda, ma anche quella è al giardinetto e non disturba tanto.
Inizialmente faccio oltre 4 nodi e va benissimo, poi, pian piano, il vento cala, finché le ultime miglia debbo farle a motore. Il vento ha girato a Nord, ma non c’è n’è abbastanza per una bolina (è previsto più forte nel tardo pomeriggio/sera).

Entro nel porticciolo di Othonoi Ammos e ormeggio all’inglese alla banchinetta in legno del molo frangiflutti a Sud.

Pensavo di trovare un sacco di altre barche e invece sono solo. Un’unica altra barca davanti a me, un 50 piedi americano, ha la fiancata tutta graffiata, un buco a prua, parti della battagliola e del bottazzo divelte e alcuni winch asportati. Chiaramente non è una barca navigante.
Neanche nella vicina baia della ninfa Calypso ci sono barche. Una sola bagnante sulla spiaggia, i ristoranti quasi tutti chiusi.

Dopo un po’ arriva l’addetto al porto. Io avevo chiamato sul canale 21 del VHF entrando, ma nessuno aveva risposto – è domenica e la stagione è finita. Parla italiano. Mi chiede 20 euro di tariffa e mi aiuta a spostarmi 20 metri più avanti sul pontile – perché soffrirò meno la risacca – proprio dietro la barca disastrata.

È sua. Era stata abbandonata e adesso lui sta studiando per ripararla, riattrezzarla e farla navigare di nuovo. Sarà una cosa lunga e faticosa, ne è consapevole.

Faccio un giretto per il paese. La sua baia è sempre bellissima. Capisco Ulisse che cede alle lusinghe di Calipso.

Dato che sul pontile c’è acqua e corrente compresi nei 20 euro, decido di lavare il tender, sgonfiarlo e riporlo sottocoperta. “Cosa fatta, capo ha” dice il proverbio. Così durante la traversata non mi starà a prua a impicciare.
Debbo trovare da scambiare questo tender con uno più piccolo e leggero, che non ce la faccio a trasportarlo, mi spezzo la schiena.

Nel pomeriggio arrivano altre barche. A un certo punto sento fischiare ripetutamente l’addetto, esco, fa gesti incazzati a un catamarano in arrivo, indicandogli di cambiare rotta. Sta entrando in porto senza rispettare il corridoio di ingresso fatto dalle solite boe rosse e verdi, avanzando verso gli scogli sommersi a un metro di profondità, che ci sono lì.

Lo skipper lo ignora e, per fortuna, entra in porto senza toccare gli scogli. È vero che i catamarani pescano poco, ma la manovra è stata rischiosissima. L’addetto gli indica dove mettersi, poi va a dirgli cosa pensa di lui. Non ho sentito le parole, ma il senso del discorso era chiarissimo anche da lontano. A un altro signore aveva appena spiegato che ha già visto un altro catamarano due metri più in là, che non ha avuto la stessa fortuna.

Il vento previsto è arrivato. Giovanni dice che a Othonoi spesso le raffiche sono catabatiche e problematiche, ma Moma, appoggiata alla banchina, non ha niente da tenere, però aggiungo un parabordo in più. Entro domattina dovrebbero scomparire.

Verso sera la zona si popola di gatti randagetti, ne avevo già visto parecchi escrementi sulla parte in cemento della banchina. Qualcuno gli dà da mangiare, perché ci sono dei contenitori sparsi.
Uno si avvicina a Moma, l’annusa, si gira e … ci piscia sopra! Ma porcaccia #####!
Questa di dovermi preoccupare delle deiezioni dei gatti in barca proprio non era una cosa prevista e non l’avevo sentita raccontare da nessuno.
Vabbè, tiro fuori il bugliolo e sciacquo il ponte e i parabordi.

Stasera ultimo ristorantino greco, poi a letto presto, che devo mettere la sveglia per alzarmi prestissimo e partire prima dell’alba.

Ore motore: 2039

 

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