Ore 10: calma piatta.

La mattina verso le 7 c’è un po’ d’aria, una barca di amici dei “ragazzi” di Brancaleone mi porta un al largo, perché lasciare l’ancoraggio a vela in 2 metri d’acqua non è salutare.
Non faccio in tempo a armare le vele, che il vento cade di nuovo.

Dopo un paio d’ore che sono fermo lì sotto il sole. Mi chiama Daniele di Brancaleone.
Ha visto dalla spiaggia in che condizioni sono, con le vele che non si gonfiano, e non se la sente di lasciarmi lì così.
Ha perso il padre da poco e non può far finta di niente vedendomi in difficoltà.
Se voglio, può trovare il modo di trainarmi a Roccella Ionica.

Questa circumnavigazione della Calabria è stata spaventosamente avversa, ma debbo dire che la gentilezza e la disponibilità che mi hanno riservato le persone di qui, non lo ho trovate altrove, non in queste quantità.

Accetto.
Probabilmente nel pomeriggio il vento salirà, ma mi ritroverò ad arrivare in un porto sconosciuto comunque di notte.
(Gli rimborserò solo le spese vive, che purtroppo sono comunque alte perché l’unica imbarcazione adatta che hanno è un motoscafino con un 200 hp a miscela. 5 ore ad andare e 5 a tornare in benzina, olio …)

Una bella faticata, in verità, anche stare fisso al timone per tenere la barca allineata nella scia del motoscafo, ma va bene così. Viaggiamo fra i 6 e i 7 nodi.

All’arrivo mi aspetta Mauro, di un piccolo cantiere privato di Roccella, che mi aiuta ad ormeggiare in una postazione provvisoria, che ha concordato con il porto. È vicino alla gru con cui domani dovremo sbarcare il motore all’arrivo dei collaboratori di Pisani da Vibo.

Vado a letto. Sono stremato e sempre più demoralizzato.

Ore 10: calma piatta.
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