Steno Sivota

Non ho voglia di navigare tanto in questi giorni, anche perché c’è poco vento e quello che dovrebbe arrivare domani sarebbe in bocca, quando dovremmo riavvicinarci a Corfù, che Olivia e Luca debbono rientrare in Italia, se ci allontanassimo verso Paxos.

Così abbiamo lasciato Petriti verso le 8,30 e con calma ci siamo diretti a motore verso la zona di Mourtos, il gruppo di tre isolette e la baia di Sivota, sulla costa Ovest del continente.

Arriviamo intorno a mezzogiorno, dopo aver rischiato una collisione con un grande “ferro da stiro”, che usciva dalla baia a velocità assurda. Io ho reagito un po’ in ritardo perché stavo facendo pulizie e non m’ero accorto del suo arrivo, ma è evidente che anche costui aveva messo il pilota automatico ed era andato farsi i cazzi suoi. La differenza è che correva almeno a 20 nodi, forse più.

Ci siamo mancati davvero di pochissimo e insultati, per quel che vale.

Arrivati a Sivota abbiamo tentato di entrare nel porticciolo, ma il marinaio ci ha fatto segno che era tutto occupato (prenotato evidentemente, perché era mezzo vuoto).
Così ci siamo messi alla fonda nella baia di Steno Sivota, fra terra e l’isoletta di Ag. Nikolaos, in 13 metri d’acqua.

Siamo scesi a terra con il tender usando il fuoribordo elettrico che, malgrado abbia una delle tre pale dell’elica spaccata, ce l’ha fatta.
Per fargli fare meno strada abbiamo attraccato a un pontile per il charter (in quel momento vuoto) nella baietta e, da lì, abbiamo scavallato a piedi il promontorio per arrivare in paese.

Abbiamo pranzato in un discreto ristorantino (Spyros), fatto un po’ di spesa (acqua, birra, frutta e verdura) e siamo tornati in barca a fare un bagno e rilassarci. Aperitivo a base di Ouzo, cena con pasta fredda alla crudaiola (senza la mozzarella, ovviamente) e tante chiacchiere fino a notte fonda, annaffiate con tutto ciò che si poteva bere.

Ore motore: 1980.

 

Steno Sivota
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