Due giorni di stop, qui a Missolonghi.
Le previsioni davano giorni con vento zero, ma in compenso con probabili temporali un po’ a tutte le ore. La schiena e la gamba mandavano segnali che era il caso di stare tranquillo. Di lavoretti ne ho sempre da fare.
Insomma stare fermo non sembrava poi una cattiva idea.
Tra l’altro, in questa simpatica Missolonghi, l’ormeggio avrebbe costi bassissimi a confronto con le isole vicine (mi hanno parlato di 6-7 euro al giorno), ma nei tre giorni in cui sono stato qui non si è presentato nessuno a riscuotere. Non sarò io certo a protestare.
Ho sostituito la cima tesabase della randa e quelle di movimento del trasto della randa. Le avevo già sostituite due anni fa con della cimaccia che avevo in cantina da quindici anni. Per due anni hanno fatto il loro lavoro, ma adesso si stavano letteralmente sfaldando.
Ho adattato una serie calibrata di cordini al telo che supplisce al tendalino all’ormeggio (fin’ora c’erano cimette d’ogni genere provvisorie) e ho fatto altre piccolezze.
Ma il lavoro più grosso è stato sul salpaancore. Da quando ho sostituito la catena (me l’aveva fatto anche con la vecchia, ma dopo è diventato sistematico), quando cerco di far scendere l’ancora, spesso la catena non scorre bene, perciò non resta in tensione e le maglie vanno a incastrarsi sotto il barbotin.
Il verricello è orizzontale e non dispone di uno stacca-catena, dovrebbe essere la tensione a impedire che questo avvenga.
Avevo visto che quando succedeva, poi, tutto il blocco si sollevava per lo sforzo applicato dagli anelli della catena che si incastravano sotto. Temevo si fosse spaccata la vetroresina della coperta.
Il problema dello scorrimento sembra dato dal rullo in nylon sul musone che è bloccato e non ruota. Ho provato a muoverlo a mano, a sfilare la vite di perno, a far filtrare fra le guance del WD40. Sono riuscito a smuoverlo un po’, ma non ruota. Dovrò sostituirlo, ma qui non ne ho trovato uno.
Il verricello, invece, ho scoperto che era stato installato avvitando solo i due dadi posteriori (senza neanche due rondellone sotto).
Io dico, ma come si fa a installare un salpaancore in questa maniera? È vero che la catena tira in orizzontale, quindi il massimo dello sforzo è in quel senso, ma è comunque una roba indecente.
Ho messo i due dadi mancanti, con due rondellone spaiate che avevo, stretto tuto bene e, per il momento, lavorerò così. Poi quest’inverno preparerò una contropiastra su misura e lo fisserò come si dovrebbe.
Intanto per due giorni è stato un caldazzo afoso, ogni tanto si sentivano brontolare i tuoni, ma qui di temporali non se ne vedevano.
Oggi verso le 16,30, ormai inaspettato, è arrivato.
Prima un po’ di pioggia, poi sempre più forte e a un certo punto grandine bella tosta. Delle discrete castagne, che se le avessi prese in navigazione mi avrebbero fatto male non poco.
Ma ero bello ormeggiato, mi sono chiuso dentro e ho aspettato un’oretta che passasse.
Intanto, visto che mi era rimasto un mezzo cavolo dall’altro giorno, mi sono messo a sminuzzarlo per farmi una bella zuppa di cavolo.
Questo mi ha fatto tornare il mente un fine primavera del ’98. Eravamo in Croazia con la barca di Giovanni e Claudia, Luca aveva poco più di 9 mesi. Io ho preparato per tutti una bella zuppa di cavolo e lì ho avuto una gran discussione con Antonella. Lei sosteneva che una zuppa di cavolo non era adatta al bambino, ma nel frattempo lui se la mangiava tutto soddisfatto.
Certo per lui non ho messo nella scodella i crostini strofinati con l’aglio, né una sana pepatina.
Ma la zuppa di cavolo è ottima in barca. Cosa c’è di meglio per recuperare i tanti sali minerali persi sudando?
Ne ho fatta davvero troppa, mi perseguiterà per giorni. Vabbè se mi stufa, il mare è grande.
Chissà se ai pesci piace con un po’ di cumino o la preferiscono senza?
Me lo ricordo! Povero bambino! Zuppa di cavolo e zuppa di cipolla!
Però gli piaceva, gli dava tanti sali e a guardarlo oggi si può dire che non è cresciuto male con quel cavolo e quella cipolla. 🙂