Fatta colazione mi sento in grado di affrontare il problema di lasciare l’ancoraggio, ma in verità è più semplice del previsto.
Siamo in perfetta calma di vento, quindi vado tranquillamente a liberare le cime a terra, le riporto velocemente in barca (le metterò in chiaro dopo) e mi porto fuori col motore, recuperando la catena.
Anche il problema della mia ancora sotto la catena dell’altra barca non c’è. Di solo un metro o due, ma è libera.
Bene, mi porto fuori dalla baia e con calma fisso l’ancora, raccolgo le cime, prendo dentro i parabordi, isso la randa e apro yankee e trinchetta.
Nel canale fra le isole c’è lo stesso vento di ieri, ma quel minimo più forte da poter navigare.
Con un bordo solo al giardinetto dovrei riuscire ad arrivare alla fine di Itaca. La velocità non è alta, ma stiamo intorno ai 2,5 nodi.
Poi il vento gira un po’ in poppa piena, ma cresce anche un poco. Tangono la trinchetta e con le due vele di prua a farfalla procedo per un bel pezzo, toccando anche i 3,5 nodi.
Però non riesco a scapolare Itaca con un bordo solo e sono costretto a fare un bordo verso Cefalonia, proprio all’altezza de golfo di Eufimia. A questo punto decido che potrei fermarmi a Sami, la cittadina sul lato Sud del golfo, quindi con un altro paio di bordi mi avvicino.
Pensavo di mettermi alla ruota fuori dal porto, ma il vento porta molta risacca e si balla. Decido di entrare. Preparo, ancora, cime e parabordi e mi avvicino. Mi pare ci siano dei posti liberi, ci sono. Ancoro e mi porto col culo in banchina in uno spazio fra altre due barche, questa volta senza farmi abbattere dal vento.
Fisso le cime che un altro velista mi ha gentilmente passato sulle bitte, metto in tensione la catena (oltre 30 metri su un fondo 5), sistemo l’attrezzatura di coperta, metto copriranda e tendalino e finalmente mi rilasso.
Una buona spesa al supermercato, una pita vegetariana (segnalo un’ottima birra di “Kefalonia e Itaka”) e un gelato al lime e basilico per concludere la giornata.
Ore motore: 2140
Miglia percorse: 14
