Kalamos porto

Prima di partire preparo una panzanella per pranzo, che ho del pane vecchio da far fuori, e la metto in frigo a insaporirsi e rinfrescarsi.
La notte il vento si è calmato e così l’onda fastidiosa di ieri sera. Niente temporale e alla mattina c’è un bel vento da Nord.
Mi immagino che cadrà fra poco e così infatti succede. Quando salpo l’ancora verso le 10 se ne è già andato.

Uscito dai bassi fondali a Ovest della baia di Oxia prendo una rotta per circa 330° e mi avvicino a Kastos, che è la mia meta di oggi.

Navigazione noiosa quasi tutta a motore con venti deboli e variabili, come previsto. Solo le ultime miglia riesco a farle lentamente, ma silenziosamente, con un traverso lasco di solo Yankee, che armare la randa per così poche miglia non ne vale la pena.

Arrivo a Kastos vero le 13,30, ho già preparato ancora, cime e parabordi, ma quando entro in porto vedo che non c’è posto.
Avevo pensato di venire in porto, non solo perché mi piace Kastos, ma anche per fare due passi a piedi. Sarà per un’altra volta.

Risistemo cime e parabordi e do un’occhiata alle calette a NE della cittadina. Tutte piene. Io contavo sul fatto che la domenica i charter non hanno ancora invaso tutto, ma si vede che anche tanti altri hanno fatto lo stesso ragionamento.
Mi dirigo a Kalamos, l’isola a nord di Kastos. L’idea è quella di andare ad ancorare a Limani Leone, dove c’è spazio per mezzo mondo.

Ma dopo aver scapolato l’isolotto all’estremo Nord di Kastos, vedo davanti a me la cittadina di Kalamos, che ha lo stesso nome dell’isola, e che non avevo considerato. Non ci sono stato mai, dal portolano sembra simpatica, vediamo se c’è posto in porto qui.
C’è abbondantemente adesso. L’harbour master mi indica dove debbo mettermi. Ci si ormeggia classicamente sul molo frangiflutti Est, ancora in centro e poppa in banchina. Ho fuori 30 metri di catena su 3 metri di fondo. Sono le 15,30.
Sulla banchina Ovest tanti barchini locali, che ci deve essere poco fondo.

Per fortuna sono arrivato presto. In breve il porticciolo si riempe e il marinaio comincia a fare una roba che non avevo visto mai.
Dalla parte Ovest, in “seconda fila”, una a fianco dell’altra, sistema una decina di barche fra catamarani, che valgoino per tre, e monoscafi, tutti legati uno all’altro a prua e a poppa. Uno con l’ancora in acqua e uno no. Il primo legato anche alla banchina, che fa un sette. (La foto è di prima che si formasse la seconda fila, davanti ai barchini.)

Io lo so che i miei 30 metri di catena sono sotto la catena di un catamarano di fronte. Stanotte sarà bel tempo. Non c’è problema, ma, se ci fosse da liberarsi in fretta, ci sarebbe una situazione da panico, con le ancore intrecciate e le barca legate una alltra per cui se non si sfila l’ultima, non possono sfilarsi le precedenti.
Meglio non pensarci.

Il paese si inerpica su per la montagna per strade ripidissime, che ho fatto fatica a salire a piedi e non so come facciano ad affrontarle le poche auto che ci sono. Malgrado questo è piacevole, allegro e pieno di fiori e sciami di insetti impollinatori.
Ci sono diversi bar, una taverna (con le docce di cui approfitto subito), un’altra dovrebbe essere in paese, panetterie, minimarket. È sicuramente una buona alternativa a Kastos.

Avrei da finire i peperoni con i fagioli di ieri, che erano una quintalata, ma, secondo me, resistono fino a domani sera in frigo.
Vado a provare la taverna.

Non è una taverna, ma un ristorante con prezzi da ristorante delle isole ioniche.
L’harbour master è poi George, il padrone del ristoraste. Adesso capisco il suo interesse a far entrare in porto più barche possibile.
Bocciato, per quel che mi riguarda.

Ore motore: 2208
Miglia percorse: 24

 

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