Pescara

La giornata si annuncia calda e bisognerebbe muoversi presto, ma me la sono presa un po’ comoda e sono fuori dal porto di Civitanova alle 7,30 circa. Rotta su Pescara.

C’è già un po’ d’aria da terra che permette una bolina stretta, quasi in rotta, e cerco di sfruttarla tutta.
Pian piano il vento cresce, tanto da dover scarrellare un po’ la randa per ridurre un po’ lo sbandamento e viaggiare più comodi. Dopo un’oretta di navigazione il vento rinforza ancora e decido di ridurre un po’ anche il fiocco.
Non l’avessi mai fatto. Appena rollato il vento cade e quel filo che rimane gira in prua piena. L’acqua diventa uno specchio e tocca accendere il motore. Rimarrà così tutta la giornata.

Intanto a bordo sale un clandestino, che appare stanco e si aggrappa alla capotina e si riposa qualche ora, poi passa alla scotta della randa, prende coraggio e se ne va, così come è venuto. È un bel calabrone giallo ocra di poche parole, ma occhi minacciosi.

Alle 14,30 entro al Marina di Pescara e ormeggio comodamente al pontile D. Sempre ben servito e con marinai gentilissimi qui, ma la giornata è rovente come previsto e debbo anche lavorare un po’ interconnesso con i colleghi di Milano.

Moma resterà qui un paio di settimane, io farò un po’ di lavoretti, poi rientrerò a Budrio qualche giorno e il 30 sarò in Val Susa, per una presentazione del libro, a inizio luglio finalmente si ripartirà. Debbo ancora decidere se dirigermi subito verso la Grecia o se traversare sulla Croazia. Vedrò.

Ore motore: 1932 –  carburante nel sebatoio circa 55 litri.

Pescara
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