Squilli di tromba per Leuca

Volevo alzarmi un po’ prima delle 5, ma i motori delle barche dei pescatori mi hanno svegliato in anticipo, per cui un quarto d’ora prima delle 5 già mollo gli ormeggi.

Lasciando l’isola arriva del mare lungo, abbastanza forte, da Nord, le previsioni davano mare piatto. Vabbè il mare lo sbagliano spesso.
Il vento invece era quello previsto, pochissimo.

Il cielo è limpido e una bella luna illumina tutto. Mi metto in rotta e vado.
Con questo mare riesco comunque a farmi il caffè, ma nell’istante in cui sto per afferrare il manico della macchinetta, questa si rovescia e ne perdo metà.
Rinuncio alle mie fette di pane spalmate di marmellata e afferro qualche più pratico biscotto.

Dopo l’alba ci sono delle belle nuvole, ne fotografo qualcuna, poi spengo il telefono tanto ormai siamo fuori portata.
Pian piano il sole sale e le nuvole cambiano i colori. Verso le 9 (ora greca), al mio traverso, a Nord, sotto di una più grigetta, compare un bell’arcobaleno.

Mentre guardo spunta un cilindro nero, un cilindro perfetto.
Non ho il tempo di pensare “vuoi vedere che è una tromba d’acqua?”, che dalla base esce un filamento che scende e si posa sull’acqua. Ho visto nascere una vera piccola tromba marina.
Sembra avvicinarsi rapidissima proprio nella mia direzione. Dove tocca il mare si forma un “anello” biancastro attorno. Certamente è acqua che ribolle. Panico.

Butto iPad e ogni cosa che è fuori sotto in dinette, chiudo il tambuccio, chiudo la capottina, mi metto l’incerata e mi lego stretto con la mia cintura autogonfiabile.
Penso che dovrei fotografarla, ma il telefono è spento sotto, non c’è tempo.
Prendo in mano il timone e mi giro per affrontarla …

… Dissolta …
In un momento, come si era formata, si è dissolta.

Sotto la nuvola ricompare un nuovo arcobaleno, ma io sono fradicio di sudore.

È comparso il vento da N, NO. Non è tanto, però si potrebbe andare a vela, ma io non me la sento di trovarmi con la randa aperta, se arriva un’altra tromba marina.
Ricordo ventanni fa in Croazia, che mentre entravamo a Milna, a fianco, sulla costa di Spalato ce ne erano tre, che correvano una dietro l’altra. Ieri un’amica della chat, in traversata su Brindisi, se ne è trovate una a destra e una a sinistra. È normale che ne spunti più di una.

Sono ancora un po’ scioccato. Ci metto una o due ore prima di togliermi l’incerata e accettare il fatto che la situazione è cambiata e che in cielo non ci sono più cumuli in grado di generare forti correnti ascensionali.
Intanto mi mangio la mia insalata di riso, che mi calma lo stomaco attorcigliato.

In un primo tempo apro solo lo yankee, come aiuto al motore in un traversone, poi quando il vento si consolida, armo la randa, con una mano di sicurezza, e vado solo a vela.
Si fanno 3-4 nodi di una bolina comoda. Non è la velocità che vorrei, ma può andare.

Quando ci avviciniamo alla costa, probabilmente perché il Capo d’Otranto comincia a ridossarci, il vento cala e armo anche la trinchetta, che mi fa recuperare subito un nodo.
Ma a una decina di miglia dall’arrivo il vento scende ancora, così come cala il mare, chiudo le vele di prua e riavvio il motore.
Tolgo la bandiera di cortesia greca e isso quella italiana.

Entro a Leuca intorno alle 15. Il marina è pieno, o mi metto alla ruota fuori dal porto, o ormeggio alla banchina del molo di sottoflutto, come ho fatto nei giorni di maggio.
C’è un buco, me lo prendo. Speriamo non arrivi un peschereccio a sfrattarmi, ma nel caso ci arrangeremo.

Sistemo un po’ la barca e vado a cercarmi una pizzeria, che per oggi ho dato e così mi faccio anche un po’ di camminata, dato che sono più di 2 km ad andare in città.

Fatto sta che camminando, ma anche seduto in pizzeria, ho il mal di terra, quella sensazione di movimento ondoso continuo, che colpisce quando scendi a terra.

Ore motore: 2249
Miglia percorse: 51
Gasolio nel serbatoio: circa 45 litri.

 

 

Squilli di tromba per Leuca
Tag: