Faticosamente a Platarias

Il quadro metereologico sembra si sia finalmente chiarito. Dopo giorni di venti forti o contrari, temporali e altre instabilità, che sembravano non finire, abbiamo previsioni di un periodo più stabile, con venti leggeri e favorevoli per noi che dobbiamo andare a Nord e poi traversare verso l’Italia, anche se le piogge rimangono.

Domenica mattina, complice la bella giornata fresca, ho fatto una lunga passeggiata per la strada che costeggia il golfo a partire da Preveza e sono arrivato al cantiere Margarona, nella baia interna di Ormos Vathy, e ho proseguito un altro po’, fra eucalipti, palme e altri alberi.
Una bella camminata di un paio d’ore scarse per andare e tornare.

Però di stare qui ad aspettare non se ne poteva più.
Già da giorni s’era capito che prima di martedì non sarebbe stato furbo muoversi, ma sembrava che già mercoledì dovesse ricominciare la rumba, poi invece il quadro è decisamente cambiato.

Io però non mi fido tanto e vorrei portarmi fuori da questo tratto di mare aperto e con pochi ridossi completi, che sta fra Lefkada e Corfù, in fretta.
Quindi ho deciso di alzarmi presto e partire all’alba.

Giancarlo condivide e andiamo assieme. La sua barca è più veloce di Moma, essendo quasi due metri più lunga, ma pensiamo di fare le stesse tappe.
Come prima penso a Parga, che io conosco bene e sta a una trentina di miglia da Preveza, che è il massimo che voglio fare in una giornata.
È piuttosto aperta rispetto ai venti da Sud, ma le condizioni dovrebbero essere buone.

Ieri pomeriggio ho preparato tutto, pagato l’ormeggio, rabboccato l’acqua, sollevato in coperta, legato e lavato il gommone.

La sera siamo andiamo a mangiare una pita e a decidere gli ultimi dettagli, però le previsioni sono già cambiate. Ci saranno piogge e stanotte tirerà vento da Sud. Stare a Parga non è consigliabile.
Propongo Sivota, 10 miglia più a Nord Ovest.
A Giancarlo non convince e vorrebbe tirare direttamente su Gouvia, mediamo su Platarias, a Nord di Sivota. Sono tante miglia, ma, alzandosi presto, si può fare.

Prima delle 6 lasciamo gli ormeggi che è ancora buio e ci dirigiamo fuori cercando di non uscire dal canale segnato dalle boe.
Ci sono dei lampi, ci chiediamo se tornare indietro, ma siamo in ballo, balliamo.

Con l’arrivo della luce compare anche vento a sufficienza per aprire le vele. Purtroppo a breve compare anche la pioggia, prima debole, poi sempre più intensa. Non è il giorno migliore per bagnarsi.
Ieri sera rientrando in barca sentivo un raschino a alla gola, speravo sparisse col sonno, ma stamattina avevo qualche linea di febbre.
Mi copro bene. Cerata pesante completa, con stivali e fido Nordovest.

La pioggia insiste per ore. Il vento cresce e cala, gira da bolina a lascone a seconda dell’orografia della costa. Un po’ a vela, poi a motore, poi vela e motore assieme, ma riesco a mantenere una buona media.
Tanta acqua, un po’ di fulmini, ma una sola sventagliata di un quarto d’ora, a 20-25 nodi di reale, ma al giardinetto, quindi ben gestibili con una mano di terzaroli e lo yankee un po’ rollato. Tocco punte di 6,8 nodi.

Quando manca ormai poco a Platarias sento Giancarlo, pensandolo già arrivato. Invece no, quando è stato all’altezza di Corfù ci ha ripensato e ha deciso di puntare su Gouvia.
Lui predilige i porti con le cime ben legate a terra agli ancoraggi in baia.
Ci sentiremo domani per rincontrarci.

Quando scapolo il promontorio per entrare nella lunga baia di Platarias, mi arriva senza preavviso una raffica a 18 nodi di vento da Ovest, che evidentemente si incanala nella baia e alza addirittura mare. Ammaino faticosamente la randa e mi avvicino al porto. Il ridosso c’è solo in fondo, non provo a vedere se c’è posto in banchina, ma getto l’ancora, davanti alla spiaggia alle 17, in 9 metri d’acqua e con 45 di catena.

11 ore di navigazione pesante non avrei voluto farle, tantomeno con la febbre.
Stasera debbo mangiare leggero, ma recuperare sali e altri nutrienti. Ho ancora un pezzo di zucca, me la trasformo in crema, con il brodo vegetale e i crostini.

Ore motore: 2228
Miglia percorse: 48

 

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