Salpo l’ancora verso le 8,30 senza avere ancora deciso se fermarmi a Lepanto o arrivare a Missolonghi. Deciderò strada facendo. C’è poco vento da NE.
Ma presto il vento gira. Mi arriva in bocca da Ovest e neanche debole, come era previsto per il pomeriggio.
Non sono nello spirito di passare tutta la giornata facendo dei bordi di bolina. Tanto più che su ambedue le destinazioni, ma Lepanto in particolare, sono previsti temporali nel pomeriggio.
Poggio decisamente, allargo le vele e mi dirigo verso Trizonia.
Verso le 12 ormeggio quasi allo stesso posto in cui ero, tre o quattro metri più in là, ma butto giù l’ancora un po’ presto e mi ritrovo con 65 metri di calumo fuori su 5 di profondità. Direi che posso stare tranquillo.
Mangio qualcosa e mi rilasso, tanto che mi scappa anche un pisolino, ho della stanchezza da recuperare.
Quando rinfresca un po’, chiudo la barca perché i temporali su Lepanto potrebbero arrivare anche qua, anche se non credo, e con le scarpe da trekking mi incammino per uno dei sentieri dell’isola.
A Trizonia ci sono tre sentieri tracciati, indicati da un cartello in centro al paesino. Uno, il più breve, facile facile, una mezz’oretta, l’ho fatto l’altro giorno. Stavolta mi avvio per uno molto più lungo e con diversi su e giù.
È un sentiero splendido che costeggia il mare, ma in mezzo al verde.
Cammino per oltre tre quarti d’ora, poi, dopo uno scavallamento che mi ha stroncato le gambe, con la scusa di tre gocce d’acqua, ritorno sui miei passi per altri tre quarti d’ora.
Quel che non capisco è che per tutto il sentiero c’è qualcuno che ha reciso tutti i fiori di una pianta. Praticamente tutti, pochi sono scampati ed era chiaramente intenzionale.
Doveva essere una pianta simile a una piccola Agave, con le foglie morte rinsecchite a terra e un unico stelo, che in un caso raggiungeva i due metri, con in testa un’infiorescenza.
Tutti spezzati. Perché? Non capisco.
Ritorno che è quasi sera, ho il tempo di una doccia (ce n’è una tipo quelle da spiaggia in fondo al porto) e poi credo di essermi meritato un bel piatto di pasta.
La faccio alla spazzacamino. La chiamavamo così una volta, con la polpa del pomodoro e tanto, tanto, aglio, origano e peperoncino.
Apro anche l’ultimo pezzo di parmigiano che mi è rimasto, ma scopro che ha sofferto molto il caldo, malgrado fosse sottovuoto nel posto più fresco della barca.
Apro anche una bottiglia di vino e questa è discreta, per essere greca. Sauvignon, Chardonnay e Traminer dice l’etichetta.
Ore motore: 2188
Miglia percorse: 10