Trizonia

Alle 9,30 circa salpo l’ancora con l’intenzione di entrare a Lepanto, ma come raggiungo l’ingresso di questo piccolo vecchio porto, fra due antichi bastioni merlati, ho una sorpresa.

Da dov’ero ancorato non si vedeva, ma dentro al porto c’è un’enorme chiatta, sovrastata da attrezzature (una draga?), che occupa tre quarti del porto. Non ci sono barche neanche da pesca locali, salvo alcune nel lato Ovest, dove c’è un metro di fondo.

Se voglio vedere Lepanto, debbo entrarci col tender, ma ci sono già oltre 10 nodi di vento e non è il caso. Ritiro i parabordi, alzo la randa e mi avvio verso Trizonia.

Per uscire dalla baia il vento permette un traverso, ma quasi sicuramente quando scapolerò il promontorio me lo troverò in bocca e, prevedo, piuttosto rafforzato. Quindi, per sicurezza, sono partito con già due mani di terzaroli.

Così è, debbo fare dei bordi di bolina per andare a Trizonia. Molto lavoro e poca strada.
Dopo un tot di miglia, decido di farmi aiutare dal motore a stringere la bolina, così riesco a entrare con un bordo lungo in profondità nel golfo che mi si apre a Nord, fino a Est di Monastiraki. Da lì immaginavo di trovare un vento diverso e poter fare una bolina meno ”a perdere” e con meno ondina a rallentarmi. Infatti è così, ma il vento lì è anche meno, quindi bolina lenta.

Io ho fretta di arrivare, perché a Nord dell’isola di Trizonia ci sono delle montagne alte e da lì escono nubi piuttosto grige. Quindi a un certo punto riaccendo il motore.
Quando mi avvicino a Trizonia una di queste nuvole grige mi piace poco e mi trovo con 20 nodi di vento in bocca.

Decido di non infilarmi fra Trizonia e la terra ferma da Nord in quella situazione e mi avvio a costeggiare l’isola a Ovest, che peraltro merita vederla. Intanto la mia nuvola si sfilaccia senza problemi. Così fa anche la successiva.

Come volevo, entro nel porticciolo di Trizonia dolcemente da Sud, con una decina di nodi di vento in poppa. Perdo un po’ di tempo per lasciare ormeggiare una barca che mi ha preceduto, poi alle 16,30 calo l’ancora e mi porto con la poppa in banchina. Ci sono 5 metri di fondo e ho fuori 45 metri di catena.

Faccio appena in tempo a regolare gli ormeggi, che comincia a piovere pesantemente. Il temporale che mi preoccupava è arrivato, i tuoni e i fulmini sono di tutto rispetto. Piove forte, poi smette, poi ricomincia e va avanti così per ore, ma io sono placidamente all’ormeggio.

In questa banchina sono quasi tutti francesi, si debbono essere dati la voce. È tutto un motteggiare in francese fra una barca e l’altra. Cerco di scambiare qualche parola anch’io, ma il mio francese è davvero arrugginito.

Debbo decidere che fare: peperoni? Cavolfiore? O taverna locale?
Una passeggiata per il bel paese di Trizonia risolve il dilemma: ristorantino.
Così sono premiato con una delle migliori “aubergine salad” che abbia mangiato. L’aubergine salad la fanno ovunque in Grecia, salvo che non c’è una ricetta uguale all’altra.

Ore motore: 2183
Miglia percorse: 21 (dovevano essere 13, ma solo coi bordi ho allungato un casino.)
Gasolio nel serbatoio: circa 70 l.

 

 

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