Ti venisse un’ernia

La mattina del 2 giugno la decisione è presa (anche quella notte non ho quasi dormito per il dolore).
Per trovare la soluzione migliore per lasciare la barca, ho chiesto consiglio sulla chat “Amici della Vela Grecia” (la chat su Whatsapp di chi naviga in questi mari). Ci sono quasi 300 iscritti e molti sono piuttosto attivi, i consigli mi orientano sul mettere Moma in secca allo Ionian, uno dei tre cantieri specializzati nel rimessaggio invernale ad Actio, la località di fronte a Preveza. Giuliano, molto gentile, mi ha scritto che sta nel cantiere a fianco e che sarebbe andato lui per me, la mattina, a prendere accordi col titolare dello Ionian, che conosce.

Così è. Prima di mezzogiorno lasciamo gli ormeggi del marina, attraversiamo la baia e ci sistemiamo provvisoriamente con ancora e cime a terra alla banchina dello Ionian. Non hanno disponibilità per sollevare subito la barca, lo faranno nei prossimi giorni autonomamente. Giuliano viene a studiare dove sono gli staccabatterie e i comandi del verricello, perché, gentimente, soprintenderà l’alaggio in mia assenza. La solidarietà fra i velisti è una grandissima risorsa.

Martedì 3 sistemiamo un po’ la barca, ripieghiamo nei sacchi le vele di prua e nella sua custodia il gommone, eccetera. Pago in anticipo al marina alaggio, varo e un mese di sosta, così, nella brutta ipotesi che debba chiedere ad amici di andare a recuperare Moma, almeno queste poste sono già saldate.

Mercoledì 4 prendiamo un costoso taxi fino a Igoumenitza e da lì il traghetto per Corfù. Io mi muovo con un paio di stampelle acquistate a Preveza. Sono sempre sotto farmaci, ma il dolore è comunque forte. Ci ripariamo in una stanza in affitto in centro e il pomeriggio di mercoledì 5 prendiamo l’aereo. (Ottimo il servizio aeroportuale per assistere chi ha disabilità. Mi trasportano in sedia a rotelle fin sull’aereo.)

A Bologna Antonella mi carica in macchina e prima di sera sono a casa mia a Budrio.
Il mio vicino di casa e amico Salvatore il giorno dopo mi porta dal medico, che mi visita, mi fa fare altre radiografie e mi prescrive nuovi farmaci.
Questi hanno davvero effetto e sento una decisa riduzione del dolore.
Sabato 8 mi sottopongo a una Risonanza Magnetica, martedì 11 arriva il referto e la diagnosi è definitiva: c’è un’ernia discale fra le malmesse vertebre L3-L4 e L4-L5, ecco spiegato il dolore così forte di questi giorni.

A Bologna (non so in altre parti d’Italia) era usuale un tempo maledire uno con cui si litigava con l’augurio “Ti venisse un’ernia”.
Ecco ora comprendo davvero l’acrimonia insita in questa frase. Non ne ero così consapevole.

Mercoledì 12 l’amico Lorenzo mi porta a consulto da un neurochirurgo all’Ospedale Bellaria. Il suo parere concorda con quello del mio medico curante e dell’amica Gloria. Data la situazione meglio non intervenire chirurgicamente, ma proseguire con i farmaci, attendendo la riduzione dell’infiammazione e del dolore.

Cosa posso fare? Starò qui buono e aspetterò di poter tornare da Moma. Son già più di venti giorni che sono dolorante e mi sono già giocato un bel pezzo di crociera, ma speriamo che ormai sia questione di poco.
Almeno la barca è in secca e al sicuro (Giuliano mi ha confermato di ciò e di aver staccato le batterie).

Ore motore: 2105

Ti venisse un’ernia
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