Oltre ai lavori in cantiere, descritti nell’ultimo post, da ottobre quasi tutti i weekend li ho passati qui a Marina di Ravenna a lavorare. Di cose da fare ce n’erano tantissime e la mia intenzione era di essere pronto a partire con la barca, in ordine come piace a me, per fine aprile.
Molti i lavori importanti:
– installazione del radar sul rollbar, che ha richiesto che un fabbro (Marcello) predisponesse un’apposita piastra di fissaggio;
– riparazione della pompa dell’acqua di raffreddamento del motore che perdeva e mi stava facendo arrugginire l’invertitore sottostante (con il meccanico Cesare);
– sostituzione saracinesca della spia del gasolio e installazione di un filtro con decantatore; e riparazione della marmitta;
– installazione del riscaldamento a gasolio (con l’allestitore di camper Luca, che non ha portato a termine il lavoro – per fortuna ha finito Cesare);
– installazione della pompa di sentina elettrica;
– installazione di un’autoclave per il bagno, che permette anche di essere utilizzata come doccetta esterna (fredda), e relativa rubinetteria;
– installazione del frigo portatile (rubando un po’ di spazio in fondo alla cuccetta di sinistra del quadrato);
– sostituzione dell’ancora principale (Lewmar Epsilon da 10 kg) e della linea di ancoraggio (con impiombartura della cima sulla catena, per permettere il lavoro senza stop del barbotin) e installazione di una seconda ancora (tipo Danforth) e relative manovre a poppa (la vecchia Bruce da 7,5 kg rimane di rispetto);
– sostituzione del blocco luci via motore e ponte.
Tanti altri lavori sono stati più semplici, ma comunque impegnativi (diversi accessori disegnati e prodotti con la stampante 3D, risistemazione degli spazi e delle cose, sostituzione di cime, tubi, coibentazione, etc.).
La cosa che mi ha portato via più tempo in assoluto, però, è l’impianto elettrico ed elettronico. Oggi metà delle cose della barca dipende dall’impianto elettrico e questo deve essere in perfetta efficienza.
Se un filo si stacca, avviene un corto circuito, qualche giunzione scintilla o altro del genere, possono non funzionare più il motore, gli strumenti, il pilota, ma anche scoppiare un incendio, o, comunque, farti sudare sette camicie per salpare l’ancora.
Quando ho comprato la barca mi era stato detto che l’impianto elettrico era stato rifatto da un elettricista pochi anni prima. Vero, ma non del tutto, solo l’illuminazione interna e il quadretto. Praticamente, tutto il resto, no.
Comunque tutto l’impianto era stato fatto stupidamente con criteri da impianto civile.
La prima regola in barca è che i cavi debbono essere in rame stagnato e con un isolante progettato per i luoghi umidi. Qui tutto è stato fatto con cavo di rame casalingo. Steso male, fissato peggio, di misura, senza un po’ di abbondanza nemmeno nelle curve.
Il normale cavo di rame si ossida (diventa nero-verde), si irrigidisce e con le vibrazioni i fili si frantumano e si staccano dai connettori. Così aveva fatto il cavo del pilota prima della partenza in Sardegna, così stava facendo l’ingresso della 220V di pontile e diversi cavi del motore e nel quadretto.
Anche il quadretto è stato fatto con componentistica civile. Qui poteva anche andare, se non fosse che una parte era di bassa qualità e assemblato in modo irrazionale.
I morsetti DIN si sbriciolavano; i magnetotermici erano montati in maniera demenziale, con i ponticelli di ingresso della 12V comune (che non si toccano mai) in alto, dove c’è spazio per lavorare decentemente con le mani, mentre le uscite per le utenze (che capita di dover modificare) erano sotto, dove per muovere un solo filo occorre smontare l’intera barra DIN.
I cavi non contrassegnati (oltre che “imbaccaliti” dalla vecchiaia), che si intrecciavano l’un l’altro in un groviglio inestricabile.
Ho buttato decine di metri di cavi inutili, non più utilizzati, ma ancora in opera, dato un sesto al tutto, sostituito tutti i cavi non in ordine con nuovi in rame stagnato e guaina siliconica, ben dimensionati e intestati, battezzati tutti con numero ed etichettina.
Sostituito i cavi dell’impianto solare, isolando i connettori esterni in un’apposita scatola.
Ripensato un impiego più razionale dei magnetotermici (un paio sostituiti perché inadatti), aggiunto uno specializzato fuori dal quadretto per il salpa ancore, e sostituito anche il salvavita della 220V, risistemando il tutto in basso nel vano contenitore, compreso le utenze.
Sulla connessione di terra della 220V ho installato anche un isolatore galvanico a protezione degli anodi sacrificali.
Tutte le luci, tutte, ora sono a LED, c’è una plafoniera anche a nel gavone dietro il bagno e una uguale con un lungo cavo può esseere usata come lampada d’officina o in pozzetto.
Infine ho un pannello solare flessibile aggiuntivo, fissabile sullo sprayhood, per la ricarica della batteria del fuoribordo.
Per il salpa ancore sono impazzito per sostituire buona parte dei cavi di potenza con conduttori da 25 mm2. Prima c’era del 10 mm2. Questo provocava una caduta di tensione di quasi 2 Volt, che con un salpa ancore di soli 500 W, voleva dire non riuscire a tirar su la nuova ancora da 10 kg in condizioni critiche.
In più ho spostato in un posto più adatto il VHF, installato una nuova radio stereo, ma soprattutto installata tutta la rete NMEA per interconnettere gli strumenti. Ora il segnale dell’AIS, del plotter cartografico e del pilota automatico sono interconnessi tramite un multiplexer, che è anche WiFi, a cui posso collegare anche il computer. Adesso debbo solo farli colloquiare come voglio io.
Purtroppo ho scoperto che il mio scandaglio non colloquia in NMEA, ma con un protocollo proprietario di Garmin. Potrei dire al plotter di utilizzare quel protocollo, ma perderei la connessione NMEA con gli altri strumenti. Uffa.
A lato, man mano che i lavori procedevano, ho portato su computer gli schemi e le immagini di tutte le connessioni elettriche ed elettroniche, così da poter affrontare ogni manutenzione senza impazzire a ricordare dove mettere le mani.
Il lavoro è ancora (e sarà sempre) “in progress”, ma lo si può consultare rapidamente qui.
Insomma è stato un lavoraccio che mi ha portato via quasi sette mesi di weekend, comprese molte delle altre festività.
Debbo ancora sistemare parte dell’impianto motore, ma direi che la barca ora è in ordine e pronta a partire.
Una bella lavata (ne ha davvero bisogno) e, se il tempo ci dà buono, giovedì prossimo lasciamo gli ormeggi e facciamo rotta a nord.