Per poter affrontare qualsiasi problema elettrico in barca è indispensabile possedere un “Tester” e conoscerne almeno i rudimenti d’uso.
Senza questo strumento davvero si fatica anche solo a capire perché non si accende una lampadina e occorrre appoggiarsi a un professionista o a un amico, a cui chiedere aiuto, che però spesso sono a miglia di distanza.
Per fortuna molti marinai lo sanno utilizzare, ma, se a qualcuno può servire, riassumo qui poche, pochissime istruzioni di base sull’utilizzo pratico in barca.
Intanto, diciamo subito che parliamo di tester “digitale” (anche detto “Multimetro”). Solo di questo perché oggi si trovano quasi solo questi, costano poco e sono più semplici da usare (quelli analogici solo se già avevte buone conoscenze di elettronica).
La maggioranza dei tester è composta da un corpo con un display numerico, un selettore della modalità operativa e 2 fili con relativi “puntali”, solitamente di colore rosso (positivo) e nero (negativo, anche detto “comune”).
Prendiamo questo in foto, ma si assomigliano quasi tutti, e colleghiamo i 2 puntali (evitando che le punte si tocchino): il rosso nella boccoletta marcata con “V A Ω” e il nero in “COM“.
Ci possono essere più di 2 boccole (o prese), ma per il 99% dell’uso in barca a noi interessano queste.
Di norma in barca abbiamo a che fare con una “Tensione” di 12 Volt, in “Corente Continua” (alcune barche 24 V), mentre a casa, come in banchina, una “Corrente Alternata” di 220 V.
Impariamo termini e la simbologia: La Tensione si misura in Volt (simbolo “V“), la Corrente in Ampère (“A“), la Resistenza in Ohm (“Ω“), con i quali poi possiamo anche calcolare la Potenza in Watt (“W“).
La Corrente Continua (abbreviato “CC“) ha come simbolo una lineetta con sotto 3 puntini, mentre la Corrente Alternata (abbreviato “CA” o “AC“) ha come simbolo una “∼“.
Se nei valori troviamo una “k” minuscola, parliamo di migliaia (20k = 20.000), se troviamo una “m” di millesimi (200m = 0,2). Dei micro (“µ“) per il nostro uso ce ne possiamo dimenticare.
I numeri sul selettore indicano la misura massima che l’apparecchio può mostrare, quindi per misurare una “pila” da 1,5V posizioniamo il selettore su 2 V di CC, mentre per la batteria del motore scegliamo 20 V, un pannello fotovoltaico può superarli, quindi meglio usare 200 V.
(I vecchi tester si bruciavano con il selettore male impostato, meglio farci attenzione.)
Misure di Tensione (Volt):
Questa è la misura che useremo di più. In primis per sapere davvero che tensione abbiamo in barca, ma spesso per capire se la corrente arriva su un determinato filo e come.
Se accendiamo il tester posizionando il selettore su 2 in CC e con il terminale nero tocchiamo il polo negativo (“–“) di una tipica batteria “Stilo AAA” (dichiarata 1,5V) e con quello rosso il polo positivo (“+“), sul nostro display di norma compare un valore che sta fra gli 1,2 e i 1,6 Volt.
(Se è sotto i 1,3 è scarica del tutto, se a 1,6 è completamente carica.)
Se accendiamo il tester posizionando il selettore su 20 in CC e con il terminale nero tocchiamo il polo negativo della batteria della barca (dichiarata 12V) e con quello rosso il polo positivo, sul nostro display di norma compare un valore che sta fra gli 11 e i 14 Volt.
(Se è sotto gli 11, 8 è scarica del tutto, se sopra i 12,6 carica.)
Questi esempi sono certamente validi se la batteria non sta “lavorando”, ma se ai suoi capi ci sono attaccate utenze accese, noterete dei valori diversi a seconda del carico. Quindi, se volete sapere con precisione quanto è carica una batteria misuratele senza carico collegato.
Se invece voglio solo vedere se la tensione che parte dalla batteria arriva in una coppia di fili a prua, quella valore di tensione non mi interessa.
Ma se mentre il salpaancore sta girando per riportatre a bordo la catena la misura ai morsetti della batteria è di 13,5 V, mentre se la misuriamo ai morsetti del motore a prua è meno di 12 V, probabilmente il filo elettrico con cui alimentiamo quel motore è troppo sottile, la sua Resistenza fa cadere la Tensione e potrebbe surriscaldarsi e bruciarsi.
Ovviamente, se non mi si accende una lampadina o un apparecchio qualsiasi, la prima cosa che faccio è andare a misurare col tester se c’è la corretta tensione sullo spinotto di alimentazione o sul filo ne punto più vicino. Se c’è, probabilmente è guasto l’apparato, lo spinotto o un fusibile interno, se esiste. Altrimenti è guasto/spento un interruttore fra quel punto e la batteria, o un fusibile, un contatto, un filo lungo il percorso.
Attenzione anche alla polarità. Se invece di leggere 13 sul display vedo -13, cioè un numero negativo, vuol dire che ho rovesciato io i puntali, mettendo il rosso dove dovrebbe andare il nero, oppure che ha cablato male i fili l’elettricista a cui avevo affidato il lavoro.
Attenzione. Prestare molta attenzione durante l’uso del tester affinché i puntali non “scappino di mano” e vadano a toccare più contatti e non provochino “corti circuiti”, rischiando guasti o, addirittura, incendi. Meglio tenerli ben distanziati.
Particolare attenzione si deve prestare, poi, se si debbono fare misure sulla Corrente Alternata della banchina (che dovrebbe stare fra i 210 e i 240 Volt e quindi il selettore va posizionato su 750 Volt in CA – In CA i puntali posso essere scambiati, perché non c’è una polarità.).
Questa corrente è pericolosa, può uccidere e, oltre a fare attenzione con i terminali, non si debbono assolutamente toccare i fili con le mani e col corpo, né fare misure o altre attività sul bagnato.
Lo sanno sicuramente tutti, ma preferisco ripeterlo.
Controllo della “continuità” (Ohm), ovvero Resistenza:
Quando una corrente entra in un qualsiasi filo o un qualsiasi apparato fa una certa “fatica” ad attraversarlo, cioè incontra una certa “Resistenza”.
Per i nostri banali lavori di barca questa Resistenza non la dobbiamo stare a misurare. Ci basta sapere che un conduttore più è sottile più offre resistenza al crescere della quantità di Corrente che deve transitarvi e si surriscalda nei lunghi funzionamenti. Quindi meglio non sottodimensionare i conduttori.
Ma quando vado a fare una misura su di un filo, la Corrente che il tester emette è così lieve che quasi qualsiasi filo ha una resistenza vicina allo Zero.
Questo è molto comodo per fare un altro tipo di controllo, cioè se nel filo se esiste “continuità”, oppure se presenta interruzioni.
Se accendiamo il tester con il selettore a 200 Ω e lasciamo i puntali scollegati da tutto, sul disply vedremo una linea (a seconda del modello orrizzontale o verticale), ma non dei numeri sulla destra, neanche lo Zero.
Indica un circuito “aperto”. Quindi se con un puntale tocco il capo di un filo a prua e con l’altro un capo dello stesso a poppa e ottengo lo stesso risultato, vuol dire che lungo quel filo c’è un’interruzione, oppure non si tratta proprio dello stesso filo.
(Dato che i puntali sono corti per fare questo test posso ulilizzare un filo di cui cono certo come prolunga.)
Se invece sul display compare un valore prossimo allo Zero, allora vuol dire che i due capi sono proprio sullo stesso conduttore e la corrente passa senza problemi da un all’altro.
Come prova si possono mettere in contatto diretto i due puntali, la Resistenza indicata dovrebbe essere sotto 1 Ω.
Se invece si collegano a un filo elettrico aumentare di poco e cresce se, a parità di spessore del filo, si aumenta la lunghezza.
(Le prove di continuità è meglio farle su conduttori scollegati dalla batteria.)
Per semplificare questo controllo di continuità, la maggior parte dei tester moderni, ha un piccolo allarme sonoro, che entra in funzione in caso di continuità, posizionando il selettore in una particolare posizione.
Nel modello in foto è in quel riquadro in basso a destra dell’impostazione 200 Ω, indicato anche con il simbolo di suono (un puntino con 3 “parentesine” che si allargano).
Comodissimo è il tester per verificare un fusibile di cui non si capisce visivamente se è fuso (aperto), o meno (chiuso), semplicemente testandone la continuità ai due contatti.
Spesso inutile, invece, per testare apparati di vario genere. Per esempio se provo la continuità delle spire della bobina di un motore, posso scoprire se è guasto per interruzione, ma difficilmente riuscirò a capire se la bobina è integra o si è fusa provocando un “corto circuito”.
Analogamente, è valido se debbo controllare una vecchia lampadina a incandescenza o alogena, ma non se il test va fatto su quelle a LED (qualcosa a volte si capisce invertendo le polarità: in un senso dovrebbe andare, nell’altro no, ma non è detto).
Misure di corrente (Ampère):
La misura della Corrente è importante in certi casi per capire quanta Corrente passa per un filo, ovvero quanta Potenza (ricordando che la Potenza si calcola con la formula W = V * A, ciè, se un pannello sta emettendo 2 A su 21 V, eroga in quel momento 42 W).
Solo strumenti particolari sono in grado di misurare la Corrente in Alternata, ecco perché nella foto vedete la “A” solo abbinata al simbolo di Corrente Continua (ne parliamo dopo).
Per poter esssere misurata la Corrente deve “attraversare” il tester.
Per misurare quella che esce o entra da un apparato quindi, dobbiamo tagliare/staccare uno dei due fili di alimentazione (di solito il positivo, ma non è detto) e richiudere il circuito tramite i puntali (Attenzione a rispettare la polarità positiva e negativa).
Come si può intuire, essendo il tester un piccolo apparato, non può essere attraversato da forti correnti, pena il fondersi.
Per questo per correnti superiori ai 100-200 mA si deve utilizzare una boccola speciale per collegare il puntale positivo (nella foto è quella marcata 10A – massimo) e comunque per brevissimo tempo.
La pinza amperometrica:
Abbiamo già visto che per testare la Corrente occorre interporre il tester nella linea da controllare. Questo è un problema molto serio, perché costringe a staccare e riattaccare contatti in continuazione e poi non permette di misurare grosse correnti, tipo i 50-100 A che corrono nel salpaancore.
(Gli strumenti di monitoraggio delle batterie (tipo il Victron serie B700) che abbiamo in molte barche, per riuscirci usano uno speciale circuito detto Shunt, che però si possono spostare di qua e di là.)
Ci viene incontro uno speciale strumento che si chiama “pinza amperometrica“.
Oggi le pinze amperometriche sono tutte integrate con un tester digitale, per cui con un unico strumento si fanno tutte le funzioni.
Fondamentalmente, quindi, si tratta di un tester che sulla testa presenta due “ganasce” che possono essere aperte per circondare un filo conduttore.
Attenzione: Un solo filo. Quindi la pinza amperometrica non può funzionare se vengono “acchiappati” due o tre fili, come per esempio un tipico cavo di alimentazione a 2 o 3 conduttori. Occorre separarli e prendere solo uno di questi, ma in barca, a 12 V i conduttori sono spesso separati.
Con questa pinza possiamo misurare quasi qualsiasi Corrente, in qualsiasi momento, per un tempo indefinito, perché non dobbiamo modificare il nostro circuito.
Molto comoda quindi per misurare l’assorbimneto del Salpaancore o del mororino d’avviamento, del frigo o la generazione di uno o più pannelli solari.
Attenzione, però, che mentre i Tester di norma non misurano le Correnti Alternate, viceversa molte Pinze Amperometriche non misurano quelle Contitinue. Quindi prima di acquistarne una verificate bene, anche perché spesso confonde la descrizione ambigua, che parla di misure di Tensione in Corrente Continua.
Una funzione in più che ha la pinza in foto (KAIWEETS HT206D) e io trovo molto comoda in barca è il Rilevamento della Tensione senza contatto (NCV).
Spiego: spesso quando si arriva in porti disastrati non tutte le prese delle colonnine funzionano, oppure occorrre chiedere al marinaio di attivarle. Per capire la situazione a volte devi attaccare il cavo di corrente, poi salire in barca e vedere se c’è tensione, a volte anche 2 o 3 volte.
Con la funzione NCV, io avvicino quel piccolo “naso” che si vede in cima alla ganascia allo spinotto di una presa e la pinza mi segnala se lì c’è tensione.