Ogni tanto c’è qualche amico che non naviga che mi chiede “Ma come fai per il mangiare quando sei in giro?”. Altre volte parlo con amici navigatori che mi dicono “Io in navigazione non ho cucinato mai, solo la sera all’ancora o in porto.” e poi scopro anche che non possiedono una pentola a pressione.
Tanti cucinano poco anche la sera, cercano il ristorantino quasi tutti i giorni. Per me diventa schiavitù, costi a parte.

Navigare con lo stomaco vuoto, poi, è un buon metodo per ritrovarsi col mal di mare, quasi quanto prendere freddo, e non si può vivere di scatolette di legumi scolate e crackers, di formaggio e di salumi (per chi li mangia). Occorre disporre anche di cibi caldi, di insalate rinfrescanti, di una cucina variata e invitante.

Certo non stiamo a fare tante portate o grandi raffinatezze. Si tratta di solito di un buon piatto unico, ma vivere in barca è già fatica, non deve essere anche sofferenza e privamento.

Allora provo a scrivere un po’ di ricette di esempio fra quelle che preparo spesso io. Mi spiace per i “carnivori” e quelli a cui piace pescare, perché io sono vegetariano dal 1970 (fate i conti voi) e non posso essere loro di aiuto per questi cibi.

La pentola a pressione:

La pentola a pressione ha due grandi vantaggi in barca: la velocità di cottura e risparmio di gas, ma soprattutto il coperchio ermetico.
Se in porto o alla fonda si può cucinare praticamente come a casa (a parte che io uso la pentola a pressione d’abitudine anche a casa, fin da bambino), quando sei in navigazione, sbandato, magari col mare molto formato, avere una pentola che, nella peggiore delle ipotesi, mantiene tutto al suo interno anche se si dovesse rovesciare, è un evidente vantaggio. Previene grandi disastri, diminuisce possibilità di scottature, limita problemi di ripulitura e raschiamento del cibo dal pagliolato.

Io la utilizzo per molti tipi di cottura. Qualcuno si stupisce che io ci cucini anche la classica pasta al pomodoro, eppure è davvero semplice, basta fare un po’ di esperienza per evitare di aggiungere troppa acqua o troppo poca, rischiando di lessare e stracuocere o di attaccare al fondo il pranzo.

Altri piatti:

Io non amo tanto il sale e di solito in cucina utilizzo al suo posto del brodo vegetale granulare, quindi in molte mie ricette vedete citato quello, ma ovviamente è una scelta personale.
Inoltre quando parlo di olio, io parlo solo di olio extravergine di oliva EVO (mi servo da un mio frantoio di fiducia nell’ascolano), non conosco nessun altro olio, a parte quello del motore, con cui eviterei di condire l’insalata.

Sono abituato a usare molto erbe aromatiche, spezie e odori vari.
Tanti mi dicono “io non ho l’abitudine, non so dosarli ed evito”. Il mio consiglio è lo stesso che ha sempre guidato la mia vita anche fuori dalla cucina: Nel dubbio … esagera.

Non dimenticando che la pianta di basilico possiamo tenerla sulla tuga o al “giardinetto”, ma in barca non deve mancare.

Insalate:

Dice il proverbio che per condire un’insalata occorrrono tre persone: Un generoso per l’olio, un avaro per l’aceto e un giusto per il sale.
Io so bene che di giusti a questo mondo ce n’è pochi e disdegno fortemente l’avarizia, quindi, per ovviare, di solito nelle insalate sostituisco il sale con il Tamari (la salsa di soya) e l’aceto d’uva normale con quello balsamico, ma, come sempre, è questione di gusti personali.

Altro:

  • Pane
  • crostini